Quest’anno, nell’ambito dei festeggiamenti in onore della Vergine Immacolata, i Frati Minori Conventuali propongono per la prima volta alla cittadinanza una straordinaria esposizione degli antichi argenti liturgici dello storico Santuario e Convento di San Francesco all’Immacolata di Messina.
La mostra potrà essere visitata fino a giovedì 7 Dicembre. Analizzando questi manufatti si può capire ancora oggi la tragica vicenda del terremoto del 1908 che tanta distruzione ha seminato ma anche, in particolare per il Tempio di San Francesco all’Immacolata, il devastante incendio del 23 luglio 1884.
L’arredo dei vasi sacri di questo Santuario risulta infatti incompleto e composto in parte da manufatti provenienti certamente da luoghi di culto distrutti e non più ricostruiti che sorgevano in zona.
Sicuramente persone pie, rinvenendo questi sacri argenti, hanno ritenuto opportuno riconsegnarli all’Immacolata che ebbe la fortuna di avere ben presto una chiesa in baracca posta tra le immani rovine. Bisogna anche ricordare che alcuni manufatti, ritenuti di particolare pregio, dopo il sisma furono trasferiti tra le collezioni dell’attuale Museo Regionale tra cui spicca il prezioso reliquario in cristallo di rocca che custodisce un frammento della Santa Croce.
Questo particolare oggetto rimonta al XIV secolo e fu un dono dell’Imperatore Carlo V al suo predicatore, il frate conventuale messinese, mons. Ottavio Preconio Arcivescovo di Palermo. Sempre al Museo di Messina risultano provenienti da San Francesco all’Immacolata una palmatoria ed uno sportello da tabernacolo, entrambi pregiati argenti messinesi del XVIII secolo.
La suppellettile preziosa in mostra copre un periodo che va dal XVI al XX secolo, perlopiù tutta di produzione messinese. Un patrimonio religioso ed artistico ricco ed interessante che testimonia l’evolversi del gusto e dello stile.
A causa dei danni degli uomini e della natura questi vasi sacri sono stati oggetto nel corso dei secoli di notevoli rimaneggiamenti che, in alcuni casi, hanno provocato delle dissonanze stilistiche e strutturali ed anche a volte la perdita di marchi o punzoni.
I pezzi in mostra sono tutti inediti e studiati per la prima volta da chi scrive. Merita particolare attenzione il turibolo più antico che presenta una interessante decorazione riferibile ad un attardato gusto tardo gotico del XVI secolo. L’incensiere risulta più volte integrato da alcuni rifacimenti ottocenteschi.
Tra Cinquecento e Seicento rimonta un piede in bronzo fuso e dorato la cui ben evidente iscrizione lo riconduce al monastero degli Agostiniani Scalzi di Santa Restituita del Castello di Matagrifone. Degno di nota un integro calice in argento sbalzato e cesellato del 1651, vidimato dal console degli argentieri messinesi Giovan Gregorio Frassica.
La presenza al piede della Trasfigurazione fa capire la provenienza dal monastero benedettino femminile di San Michele, ove era venerato nell’altare maggiore un dipinto del celebre episodio evangelico del Monte Tabor. Al Settecento è riferibile un grande calice in argento dorato che presenta al piede una bella raffigurazione di Sant’Anna. La moglie di San Gioacchino regge sulle ginocchia la figlia Maria che a sua volta tiene il Bambino Gesù con in mano la Lettera della Madre ai Messinesi.
Questa singolare e rara iconografia è legata al similare dipinto, oggi nei depositi del Museo Regionale, un tempo sull’altare maggiore del monastero benedettino femminile di Sant’Anna.
Un pezzo frutto di assemblaggio, di elementi di epoca diversa, è un calice la cui coppa potrebbe risalire al XVII secolo mentre il fusto e la base sono composti da elementi del XIX secolo. Il manufatto nasce ad uso del Santuario perchè alla base sono poste delle placchette con l’Immacolata, San Francesco e Sant’Antonio. Analogo caso per un reliquario a ostensorio che vede un piede seicentesco abbinato ad una mostra settecentesca.
Dell’originario arredo di San Francesco d’Assisi è una copertina di evangeliario, con le abbinate carteglorie, di ignoto argentiere messinese dei primi dell’Ottocento, ove è ben visibile lo stemma dei Francescani. Tra i manufatti più eleganti e rari sicuramente vi è la pace del Cristo Risorto.
L’autore nel 1794 rappresenta la scena pasquale all’interno di una particolare struttura architettonica. Da non tralasciare il monumentale ostensorio ottocentesco con al nodo la Madonna della Luce, titolare dell’omonima confraternita che dal dopo terremoto ha sede nel Santuario del Boccetta.
Un patrimonio non indifferente di Fede, Arte e Cultura che i Frati Conventuali hanno custodito gelosamente e a cui va il nostro sentito ringraziamento.
Marco Grassi